Uno sguardo intimo sulla storia
La Fotografia Vernacolare
La fotografia, da sempre strumento di documentazione ed espressione, ha visto negli ultimi decenni un rinnovato interesse verso un genere spesso sottovalutato: la fotografia vernacolare. Nata dall'impulso di catturare momenti della vita quotidiana, questa pratica fotografica, un tempo considerata meramente amatoriale, è oggi al centro di un vivace dibattito e di una rivalutazione critica. Ne parlo con piacere dal momento che nella mia costante ricerca personale, è sempre stata presente anche inconsapevolmente. Le prime fotografie vernacolari nascevano da un desiderio di documentazione e di ricordo. Le persone ritraevano i propri cari, i paesaggi familiari, gli eventi importanti. Con l'avvento delle macchine fotografiche a pellicola istantanea, la fotografia diventa più accessibile e si diffonde ad un pubblico sempre più ampio. Nascono così agli lbum di famiglia ricchi di ricordi spontanei e autentici. L'era digitale da un lato, ha democratizzato la fotografia, rendendola accessibile a tutti e generando un'esplosione di immagini che oggi vengono continuamente condivise sui social media, dall’altra ha minato l’importanza della creazione di album di famiglia, di fotografia vera, con il suo supporto materico e le sue tracce. Le tecniche fotografiche utilizzate dai fotografi vernacolari sono state nel corso del tempo influenzate dalle tecnologie disponibili. Tuttavia, ciò che rende uniche queste immagini non è tanto la perfezione tecnica, quanto la loro capacità di trasmettere emozioni e di raccontare storie. La fotografia vernacolare è narrazione. Spesso caratterizzate da una spontaneità e da un'autenticità disarmante, le fotografie vernacolari ci offrono uno sguardo intimo e personale sulla vita delle persone, si può affermare che si va oltre la tecnica per soffermarsi nell'anima delle immagini. Ha certamente avuto un impatto significativo sulla cultura visuale contemporanea, artisti come Joachim Schmid ed Erik Kessels hanno riutilizzato e ricontestualizzato immagini trovate per creare opere che invitano alla riflessione sulla nostra società e sulla natura stessa della fotografia. La fotografia vernacolare affascina forse perché in queste immagini ritroviamo una parte di noi stessi, un riflesso delle nostre esperienze e delle nostre emozioni. O forse perché ci permettono di connetterci con gli altri, condividendo storie e ricordi comuni. In un'epoca dominata dalle immagini digitali e dalla cultura visuale, la fotografia vernacolare ci invita a rallentare, ad osservare il mondo con occhi nuovi e ad apprezzare la bellezza. La fotografia vernacolare continua ad evolversi, adattandosi alle nuove tecnologie e ai cambiamenti della società. L'intelligenza artificiale, ad esempio, potrebbe aprire nuove frontiere creative, permettendo di manipolare e rielaborare le immagini in modi sempre più innovativi; è molto più di una semplice collezione di immagini, è un patrimonio culturale inestimabile che merita di essere tutelato e valorizzato. Queste immagini, cariche di storia e di emozioni, ci offrono uno sguardo unico sulla nostra umanità e ci invitano a riflettere sul nostro passato, sul nostro presente e sul nostro futuro. Nata come semplice strumento di documentazione personale, si è rivelata un testimone prezioso di vite e di viaggi. Analizzando le immagini catturate dai viaggiatori e i ritratti di amici e familiari, possiamo ricostruire storie affascinanti e scoprire come la fotografia abbia influenzato il modo in cui percepiamo il mondo e noi stessi. Dalle prime spedizioni esplorative del XIX secolo, quando i fotografi documentavano paesaggi esotici e culture remote, fino ai moderni viaggi zaino in spalla condivisi sui social media, la fotografia ha sempre accompagnato l'uomo nei suoi spostamenti. I primi viaggiatori ( in seguito anche viaggiatrici) spesso esploratori o naturalisti, erano equipaggiati con ingombranti macchine fotografiche a grande formato. Le loro immagini, in bianco e nero, ci offrono una visione romantica e idealizzata dei luoghi visitati. Con l'avvento delle macchine fotografiche a pellicola, viaggiare diventa più accessibile e la fotografia si diffonde ad un pubblico più ampio. Nascono così album di viaggio ricchi di ricordi spontanei e autentici. Oggi, smartphone e fotocamere digitali ci permettono di catturare ogni istante del nostro viaggio e di condividerlo immediatamente con il mondo intero. I social media hanno trasformato il modo in cui viaggiamo e fotografiamo, dando vita a nuove forme di narrazione visiva.
Ritratti: volti e storie
La fotografia vernacolare ha sempre avuto un forte legame con il ritratto. Grazie alla nostra Minutera si è sempre più palesata questa necessità di cercare storie, di toccare vecchie fotografie, osservare i volti, vite immortalate in luoghi sconosciuti ma quasi universali e familiari per chi li guarda. Sono le fotografie di famiglia ad essere un tesoro inestimabile, permettono di ripercorrere la storia delle famiglie e di scoprire radici. Nel corso del tempo, la rappresentazione delle persone nelle fotografie vernacolari è cambiata radicalmente. Dalle pose rigide e formali dei primi ritratti, si è passati ad immagini più spontanee e intime, soprattutto ha permesso alla gente comune, non vestita di titoli nobiliari per intenderci, di continuare ad esistere nel tempo e di poter raccontare e tramandare la loro presenza. Il modo in cui sono rappresentate le diverse culture è stato oggetto di importanti dibattiti, sollevando questioni legate al colonialismo e alla rappresentazione dell'altro. Come abbiamo analizzato, la fotografia vernacolare, nata come semplice strumento di documentazione personale, si è rivelata nel tempo uno specchio dell'anima, capace di riflettere identità individuali e collettive. Con l'avvento dei social media, questa pratica fotografica ha acquisito una nuova dimensione, diventando una potente forma di espressione e condivisione. L'avvento dei social media ha rivoluzionato il modo in cui facciamo e condividiamo fotografie. Le piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok hanno trasformato la fotografia e ancor più quella vernacolare, in una forma di comunicazione visiva di massa. Si evincono tre aspetti: la costruzione del sé, sui social media le persone costruiscono una rappresentazione idealizzata di sè stesse selezionando e filtrando le immagini che condividono. Le comunità online, ossia la nascita di comunità basate su interessi comuni, come la fotografia di viaggio o il ritratto, e infine nuove forme di narrazione visiva, come i blog, le stories e le gif, che permettono di raccontare storie in modo più dinamico e coinvolgente. Ci sarà una nuova trasformazione con l’Ai che di sicuro porterà ad un ulteriore cambiamento e che porrà l’attenzione sul valore della fotografia e sulla produzione di immagini. Questo impatto sulla narrazione porta a varie riflessioni, prima fra tutte l'autenticità in un mondo dominato dai filtri e dalla perfezione, come si può definire l'autenticità della fotografia? La privacy, condividere le proprie fotografie sui social media significa rinunciare a un certo grado di privacy, infine il confronto costante con le immagini degli altri può portare a una distorsione della percezione di sé.
La fotografia vernacolare, un tempo confinata all'ambito privato, è oggi una forma di espressione creativa e di comunicazione di massa. I social media hanno amplificato il suo potenziale, ma hanno anche sollevato nuove sfide. Specchio della nostra società, un riflesso delle proprie aspirazioni, dei desideri e delle paure è di certo uno strumento potente per costruire identità, creare comunità e narrare storie. C’è da dire che oggi, grazie alla diffusione dei social media, chiunque può diventare un fotografo e condividere le proprie immagini con il mondo. E’ ovviamente un aspetto democratico interessante, ma bisogna ben tenere in mente che ciò non è sinonimo di uguali competenze e conoscenze, tutti possono, ma non tutti hanno qualcosa da dire interessante o utile non solo a se stessi ma alla società. Questa accessibilità dovrebbe portare con sé una grande responsabilità: quella di essere consapevoli dell'impatto che le immagini hanno sugli altri e su sè stessi. Le fotografie, anche quelle più semplici e spontanee, veicolano messaggi potenti e possono influenzare le nostre percezioni, i nostri giudizi e le nostre emozioni. Le immagini vernacolari, in particolare, hanno la capacità di evocare ricordi, suscitare empatia e costruire identità. Come abbiamo visto, le fotografie vernacolari contribuiscono a costruire la nostra identità e l'identità dei gruppi a cui apparteniamo. Tuttavia, è importante essere consapevoli che queste rappresentazioni sono spesso parziali e soggettive, che possono rafforzare o sfidare gli stereotipi esistenti. È fondamentale essere critici nei confronti delle immagini che si consumano e si producono, per evitare di perpetrare pregiudizi, inoltre le fotografie possono influenzare il modo in cui percepiamo il mondo e le persone che lo abitano. È importante essere consapevoli di come le immagini vengono manipolate e costruite. Per esercitare una maggiore consapevolezza sull'impatto delle immagini, è fondamentale quindi sviluppare un approccio critico alla fotografia. Questo significa interrogarsi sul significato: quando guardiamo una fotografia, dobbiamo chiederci cosa rappresenta questa immagine? Qual è il messaggio che vuole trasmettere? Quali sono le scelte stilistiche e compositive che sono state fatte? Analizzare il contesto storico, sociale e culturale in cui è stata scattata una fotografia. Riconoscere le manipolazioni, dalla scelta dell'inquadratura alla post-produzione. È importante essere consapevoli di queste manipolazioni e dei loro effetti come fotografi e fotografe si ha la responsabilità di utilizzare la fotografia in modo etico e consapevole. Ciò significa, rispettare la privacy, essere consapevoli del potere delle immagini. Interrogandosi sul significato delle immagini e sulle intenzioni come fotografi, si contribuisce, o almeno si prova, a creare un mondo più giusto ed equo.
Nota - Focus
Erik Kessels è un artista olandese estremamente interessante e creativo, noto per il suo approccio innovativo alla fotografia e alla narrazione visiva. Collezionista di storie, Kessels è un vero e proprio archeologo dell'immaginario. Scava nei mercatini delle pulci, nelle fiere e nei negozi dell'usato alla ricerca di fotografie "dimenticate", che poi ricontestualizza e riunisce in progetti sorprendenti. Un maestro del found photography ovvero l'arte di trovare e riutilizzare immagini già esistenti. Kessels trasforma queste fotografie casuali in storie coerenti e affascinanti. E’ quello che in verità qualsiasi fotografa e fotografo, artista in verità, sente inconsapevolmente come bisogno, come un susseguirsi ciclico dell’esistenza e della propria presenza. Oltre ad essere un artista, Kessels è il fondatore della casa editrice KesselsKramer Publishing, che pubblica libri di fotografia sperimentale e innovativi. È anche un curatore d'arte molto apprezzato. Lo stile di Kessels è caratterizzato da umorismo, le sue opere sono spesso ironiche e divertenti, e invitano lo spettatore a riflettere in modo nuovo sulla fotografia e sulla realtà. Ama l'imperfetto e il casuale. Le sue fotografie sono spesso amatoriali, sfocate o imperfette, ma proprio queste imperfezioni le rendono uniche e interessanti. Anche se le sue immagini sono spesso frammentate, Kessels riesce a creare narrazioni complesse e coinvolgenti. Alcuni dei suoi progetti più famosi sono Useful Photography, una rivista che raccoglie fotografie utili, come quelle di istruzioni, manuali o cataloghi. In Almost Every Picture esplora la presenza della morte nelle fotografie di famiglia. In Failed it! celebra i fallimenti creativi, dimostrando che anche dagli errori si può imparare e creare qualcosa di nuovo. Kessels ha rivoluzionato il modo di concepire la fotografia. Ha dimostrato che l'arte non è solo creazione, ma anche scoperta e riappropriazione. Le sue opere ci invitano a guardare il mondo con occhi nuovi e a trovare bellezza e significato anche nelle cose più ordinarie.
Joachim Schmid è un collezionista di sguardi, il suo lavoro si concentra meno sulla creazione di nuove immagini e più sulla decostruzione di quelle già esistenti. Schmid mette in discussione le convenzioni della fotografia, l'autorevolezza dell'autore e il significato delle immagini. Oltre ad essere un artista, Schmid è anche un teorico della fotografia. Ha scritto numerosi saggi e libri in cui riflette sulla natura dell'immagine, sul suo ruolo nella società e sul suo rapporto con la memoria. Le opere di Schmid sono spesso composte da collage di immagini, frammenti di testi e oggetti trovati. Crede che la fotografia sia un linguaggio universale e accessibile a tutti, le sue opere mostrano come anche le immagini più banali possano contenere significati profondi. Tra i suoi progetti abbiamo "Photoworks”, Una vasta raccolta di opere che spazia dalla fotografia analogica alla fotografia digitale, dai collage ai libri d'artista. Zur Theorie der Fotografie in cui Schmid associa brevi frasi a fotografie trovate, invitando lo spettatore a creare nuove narrazioni, e Street Photography una serie di lavori dedicati alla fotografia di strada, in cui l'artista esplora le interazioni tra le persone e lo spazio urbano. Joachim Schmid è un artista fondamentale per comprendere la fotografia contemporanea. Il suo lavoro ci invita a guardare le immagini con occhi nuovi, ad interrogarci sul loro significato e a riflettere sul nostro rapporto con la realtà.
Fotografie - Erik Kessels - IN ALMOST EVERY PICTURE e IN ALMOST EVERY PICTURE
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