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nondovrebbefiniremai • Melodie d'autunno nelle strade del tempo

2022
Place des Vosges, luminosa giornata d'autunno con i raggi del sole che filtravano tra le foglie dorate, passanti si godevano il tepore del giorno, un suono melodioso si diffuse nell'aria. Da una stradina piccola che conduceva alla piazza, un musicista vestito con abiti d'epoca a passo lento camminava insieme ad una grande ombra. La sua veste color burgundy, di grigio e di verde, abbellita da pizzi e ricami antichi sgualciti, catturava lo sguardo di chiunque si avvicinasse. I capelli fluenti, corvini come la notte, erano legati da un nastro d'argento nascosti sotto un cappello piumato…
Sussurrava qualcosa con quel tono lieve, pian piano crescente la sua voce, potente e avvolgente come un racconto antico, si innalzò al di sopra dei rumori della città. Con ogni nota, sembrava evocare storie di amori proibiti e avventure perdute nel tempo. L’ho ascoltato estasiata prima di immortalarlo, sapendo che in quella fotografia ne avrei ricordato il canto… Intrecciava le sue melodie con la storia di un amore impossibile tra due anime divise dal destino, una trama che sembrava intrecciarsi con la storia stessa della piazza, testimone di secoli di vite passate… non era solo in quell’istante, vite si ascoltavano senza conoscersi… anche la poetessa si fermò ad ascoltarlo. Portava con sé un taccuino logoro, pieno di versi e frammenti di poesia e con la sua penna sempre pronta a danzare sul foglio, si mise a annotare ogni movimento, ogni nota, e ogni sfumatura della performance del musicista. Era chiaro che la sua mente stava già tessendo parole e metafore, creando un dipinto poetico che prendeva forma dalle armonie del cantante lirico. Quel canto, che ancora vibra, fluiva come la luce che filtra attraverso le vetrate colorate delle cattedrali gotiche. I suoi versi, ricchi di sfumature e profondità, erano come i raggi che si spezzano in mille colori al passaggio attraverso i vetri artistici. Come la luce nelle cattedrali, la sua lirica crea un gioco di ombre e riflessi, dipingendo immagini evocative e suggestioni misteriose. I suoi versi come le finestre delle cattedrali che raccontano storie sacre e profane, illuminavano e rivelavano il sublime, e così come le cattedrali gotiche lasciano un'impronta indelebile nella memoria di chi le visita, quel canto donato con il sole di quel giorno, si insinuò nell'anima lasciando un'impronta eterea ma indimenticabile.

Maria

atlante infinito
diario visivo del viaggio

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nondovrebbefiniremai • Olivier e i fotogrammi di Bonnieux

2019
Nel cuore di uno dei più bei borghi provenzali, in una calda giornata d’estate ci siamo imbattute in un incontro che ha reso la nostra scoperta ancora più entusiasmante, quello con Olivier Roche, un uomo in missione che porta avanti il sapore della malinconia del cinema di una volta. Olivier Roche è uno sceneggiatore, viaggiatore itinerante e collezionista di tutto ciò che riguarda i fumetti e i vecchi film, ed è entrando nel suo negozio che abbiamo avuto il piacere di conoscerlo mentre sistemava vecchi vinili. Nel silenzio che precede le ore calde del primo pomeriggio, mi salta all’occhio una copertina di un vinile Le Monde entre mes bras, chiedo di poterlo ascoltare e sorridendomi Olivier prende un vecchio giradischi e lo accende per l’occasione. Oltre il suono delle cicale e Tom e Jerry che ci guardano dal davanzale, ascoltiamo le prime tracce, decido di comprarlo anche solo per il titolo che mi piace molto, scopro solo in seguito facendo una ricerca che Romain Didier, vero nome Didier Petit, è un cantante francese, cantautore che scrive canzoni anche per altri artisti, di origini italiane (nasce a Roma, a Villa Medici, nel 1949 durante una residenza di suo padre, Pierre Petit direttore dell'École normale de musique de Paris e di sua madre, Christiane Castelli, cantante all'Opéra Garnier).
Vecchie locandine del cinema italiano e francese, fumetti, Mastroianni alla parete, il manifesto di Madame Miniver e tanto altro in questo scrigno di storie che Olivier ha creato dopo dieci anni a Parigi, tornando nel Luberon. Oltre al suo negozio, porta avanti la sua passione per la scrittura e la poesia, è un sognatore “Ho sempre scritto e disegnato. Sono cresciuto nella natura selvaggia di Sivergues, dove ho avuto un'infanzia meravigliosa: non avevamo né televisione né telefono e non sentivamo nemmeno il bisogno di averne perché interpretavamo le nostre rappresentazioni teatrali nel fienile o costruivamo le nostre capanne. Mia madre era una pittrice, mio padre insegnava le lingue classiche e costruiva due delle sei case del villaggio. Questo è il motivo per cui non abbiamo fatto la differenza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale.” Dopo gli studi alle Belle Arti di Avignone, si trasferì a Parigi dove lavorò come sceneggiatore per il cinema e la televisione ed entrò così nella scena artistica. “La vita parigina sembra gloriosa ma non lo è per la sua longevità. L'arte ruota intorno alla redditività, il che significa che si finisce per perdersi per sopravvivere. Vent'anni fa stavo tornando nel Luberon: e con l'arrivo di internet potevo scriverci pacificamente e finire tutto con uno schiocco di dito.” Mentre esercitava le sue varie attività, Olivier Roche scrisse un thriller: “La Course”, basato sul primissimo Tour de France nel 1903, vinto da Antoine Blondin. Fondò anche Cinémanouche, una sorta di cinema mobile che passava di villaggi in villaggi. 'Prima che ci fossero veri cinema, le manouche e gli zingari facevano la stessa cosa: compravano le bobine di film e passavano da villaggi a villaggi per fare dimostrazioni. Quando i tedeschi fecero bruciare Metropolis insieme ad altri capolavori, gli zingari salvarono in qualche modo il patrimonio cinematografico. Quindi è una tradizione che spero di continuare a onorare...”
Olivier si lascia accarezzare dalle colline che si vestono di lavanda, dal tempo sospeso, custodendo un piccolo universo fatto di celluloide, carta ingiallita e sogni. La sua boutique d'antiquariato è un vero e proprio scrigno di meraviglie. Tra le mura di pietra, vecchie locandine di film francesi e italiani ci accolgono con un'aura di nostalgia. Bobine di pellicola, fumetti d'epoca e ritratti di dive del passato sembrano sussurrare storie di un tempo lontano. Al centro di tutto, un'icona del cinema muto: Charlie Chaplin, con il suo sorriso malinconico, sembra vigilare su questo piccolo museo del cuore. Nel suo negozio, Olivier non è solo un antiquario, ma anche un mentore. Accoglie con calore noi viaggiatrici che varchiamo la soglia, condividendo aneddoti e passioni, le stesse sulle ali della libertà. Tra le pagine di un libro antico o davanti a uno schermo che proietta un film d'autore, si creano legami profondi, si intrecciano storie di vita. La vera sorpresa è quando Olivier ci invita a vedere la sua vecchia Citroen che utilizza per proiettare vecchi film, come anche dopo il tramonto assistere alle proiezioni di vecchie pellicole di cartoni animati, dove sedute sugli scalini fuori il suo negozio, in compagnia non solo di bambini, ma di tante anime sognatrici ci si ferma per trascorrere una serata speciale e ricca di spensieratezza, proiettando desideri tra la luce delle stelle.


atlante infinito
diario visivo del viaggio

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nondovrebbefiniremai • Appunti di vini

2017
Immagina una valle che sembra uscita da un dipinto, dove ogni curva della strada svela un panorama più bello del precedente… accade nel cuore del Portogallo, nella Valle del Douro, una angolo di natura che andrebbe visitato almeno una volta nella vita. Continuiamo il nostro on the road percorrendo una delle strade più belle al mondo, la N108 e mentre i chilometri aumentano dinanzi agli occhi appaiono distese di vigneti ricoperte di un verde dorato. Strade serpeggianti, curve a picco sulle colline, ogni filare di vite sembra seguire un'antica coreografia dettata dalle mani sapienti dei viticoltori. Non possiamo non fare una sosta per guardare da vicino queste terre coltivate da secoli e per assaggiare un calice di vino, custode come sempre, della storia del popolo di questo luogo. Ci fermiamo a Quinta do Crasto, una delle aziende vinicole più rinomate della zona e dopo la visita dell’azienda veniamo accolte in una sala panoramica, con vetrate che si aprono sulla valle sottostante, per assaggiare Vinho Verde, un vino fresco e leggermente frizzante, a seguire Porto, il cuore della viticoltura. Dalla vetrata vediamo ancora meglio il fiume Douro, sembra disegnato mentre l’azzurro delle sue acqua accarezza le colline adiacenti, il connubio di acqua e natura diventa un quadro meraviglioso che non necessita di altro se non di essere guardato fino al tramonto.

Felisia

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