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nondovrebbefiniremai • Cornwall: tra fate, folletti, panna montata e brughiere

2023
On the road Cornwall 01

Il Poeta Samuel Minturn Peck nel suo poema The Pixies scrive:
“Si dice che le loro forme siano ancora minuscole, tutti i mali umani possono sottomettere… con una bacchetta o un amuleto possono conquistare ogni cuore…” La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson nel poema intitolato The Pixies scrive: “Hai mai visto i Pixies, l'ovile non benedetto o bandito? Camminano sulle acque, navigano sulla terra, rendono più verde l'erba dove cadono i loro passi, la cerva più selvaggia della foresta risponde al loro richiamo. Rubano dai linney imbullonati, mungono la chiave dell'erba, le cameriere vengono baciate durante la mungitura e nessuno le sente passare.Volano dalla stalla alla stalla e cavalcano puledri intatti, cercano amanti umani per conquistare le loro anime.I Pixies non conoscono il dolore, i Pixies non provano paura, non si preoccupano del raccolto o del periodo della semina dell'anno.L'età non li tocca, il tempo della mietitura passa, ma i Pixies non cambiano… Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono il territorio e sono creature della foresta che altre creature selvagge trovano affascinanti e che non spaventano.

Amano gli umani, prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali, sono alati e volano di posto in posto.
Piccole creature mitiche del folclore britannico, le cui caratteristiche assomigliano a quelle dei folletti e delle fate, con le loro storie sono diffuse nel sud-ovest dell'Inghilterra, nelle regioni del Devon e della Cornovaglia. Nelle raffigurazioni tradizionali un pixie ha solitamente ali, orecchie a punta, vestiti verdi e un cappello anch'esso a punta. L’origine del nome pixie è incerta, alcuni affermano che provenga dal dialettale svedese pyske, ovvero piccola fata, altri sostenendo che data l'origine cornica della parola piskie, questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe derivare. Sebbene sembri che la loro presenza nella mitologia fosse antecedente all'arrivo del Cristianesimo in Gran Bretagna, i pixie vennero assimilati nella nuova religione, con la spiegazione che erano le anime di bambini andati via precocemente. Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome pixie fosse una reminiscenza delle tribù pitte, che usavano dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori contemporanei, non ci sono connessioni certe. Alcuni ricercatori del XIX secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta. Fino all'avvento di racconti moderni, il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti e dalle storie del Devon e della Cornovaglia. Prima della metà del diciannovesimo secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e Cornovaglia. Nel Devon, i pixie sono considerati "così piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo". I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate siano creature reali è ancora presente. Nelle leggende provenienti da Dartmoor i pixies sono amanti della musica e del ballo e amano cavalcare i puledri del paese. Questi sono generalmente amichevoli e aiutano gli esseri umani, ma si racconta che conducono i viandanti a perdersi (e così il viandante diviene "pixy-led", ovvero "guidato da un pixie") e l'unico rimedio consiste nell'indossare il proprio cappotto rovesciato, con l'interno all'esterno. La regina dei pixie della Cornovaglia pare sia Joan the Wad "Giovanna la Torcia", considerata molto fortunata. In alcune leggende e resoconti storici sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora accessibile. Si racconta anche che a Buckland St. Mary, nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta. Fin dai primi anni del diciannovesimo secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del 1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione: "L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita molto raramente."
Ed è cosi che ebbe inizio il viaggio…

ventitré volte agosto - 2023
Aria avvolta di misticismo, luoghi immensi di distese sconfinate che sbocciano in colori e profumi, monumenti megalitici sparsi in tutta la regione. La penisola di Penwith, la zona più a ovest, possiede la più alta concentrazione di siti antichi di tutto il resto del Regno Unito, cerchi di pietre, dolmen, menhir e villaggi neolitici. E tra i fili d’erba, all’ora della merenda con caldi scones, panna montata e marmellate gustose si ascoltano storie sui piskies, i dispettosi folletti della Cornovaglia che si nascondono tra i bassi cespugli della brughiera. Odi raccontare anche leggende sui giganti che un tempo vivevano nella regione, tormentando gli abitanti e divenendo così parte della storia popolare, una storia che ancora una volta si mescola alla fantasia nella figura del mitico Re Artù. Dal castello di Tintagel, dove si dice che venne concepito, al paese di Camelford che tanto assomiglia a nome Camelot, passando per il lago Dozmary Pool in cui Excalibur sarebbe stata riposta alla morte del sovrano. Molti indizi suggeriscono che qui si trovasse la vera Avalon descritta dai primi storici del tempo…

Aprire la mappa, cercare nella realtà mondi nuovi, desiderio di infinito, in quel preciso punto della terra tutta l'immaginazione.

atlante infinito
diario visivo del viaggio


Illustrazione The Blackthorn Fairy, from Flower of the Trees 1940

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nondovrebbefiniremai • Bristol

2023
Direzione sud-ovest dell’Inghilterra: Bristol
on the road Cornwall 03
Aereoporto di Bristol, noleggio auto, mappa, cominciamo da un libro.


La storia urbanistica della città di Bristol è raccontata accuratamente in un libro di Federica Angelucci, in un ampio studio sulla trasformazione del tessuto urbano in relazione ai mutamenti politici ed economici che si susseguono nel tempo. Ripercorrerne la storia degli adeguamenti del tessuto urbano e cittadino alle volontà dei sempre nuovi centri di potere economico e politico si rivela interessante esempio di come una realtà antica possa continuare a riflettersi, nelle sue dinamiche, in un presente dove ogni città o metropoli contemporanea è specchio delle sempre nuove e mutevoli gerarchie economiche e politiche. Il testo è corredato da una interessante iconografia storica di notevolissima qualità. Il lavoro di sintesi su Bristol tardomedievale prende le mosse da una approfondita ricognizione delle fonti bibliografiche e archivistiche, con una particolare attenzione per la cartografia storica. La grande quantità di studi, alcuni filologicamente assai dettagliati, prodotti dalla storiografia locale (tra i quali va segnalato l'atlante storico) non aveva fino ad oggi considerato con cognizione di causa lo sviluppo urbanistico nelle sue caratteristiche progettuali. Partendo dal più antico insediamento caratterizzato da una "croce di strade" (purtroppo in parte scomparsa a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e dei successivi Piani di ricostruzione), Federica Angelucci ha seguito in ogni particolare sia le trasformazioni interne che le notevoli espansioni consolidatesi tra XIII e XV secolo. Di particolare significato appaiono, come di consueto, le localizzazioni degli edifici ecclesiastici, che sono costantemente riferite ad un diretto rapporto con il centro cittadino. Anche l'andamento dei corsi d'acqua è stato oggetto di una approfondita revisione e sono state fatte proposte ricostruttive alternative rispetto a quelle avanzate dalla storiografia locale. L'evoluzione dei tessuti urbani segue anche a Bristol i modelli diffusi in campo europeo, con il passaggio da strade curvilinee a strade rettilinee, e le rettifiche - finalizzate all'ampliamento della sede viaria e al miglioramento della visibilità a distanza - applicate ai tracciati più antichi. Sono state poi affrontate due tematiche specifiche: il vedutismo cinque-seicentesco e gli aspetti metrologici. Basandosi su una fonte quattrocentesca assai particolareggiata e unica nel suo genere, l'autrice ha potuto verificare sul campo l'uso di particolari unità di misura impiegate nella descrizione di Bristol e di altre città inglesi. Si tratta di misurazioni sistematiche, anche se spesso condotte con metodi artigianali e con personali approssimazioni, di tutti gli spazi pubblici interni all'insediamento: un lavoro utilizzabile a diversi fini e confrontabile con altre più sintetiche fonti tardomedievali europee e italiane, ma non tradotto nell'immediato in rappresentazione planimetrica. Siamo certi che questo volume sarà accolto con attenzione ed interesse dalla storiografia anglosassone, tradizionalmente legata agli aspetti analitici e metodologici della ricerca, alla comparazione a vasto raggio e alla concretezza dei risultati.
Bristol è una città sviluppatasi su entrambe le rive del fiume Avon, nell'Inghilterra sud-occidentale, una delle città più stimolanti d’Europa. Appena si arriva in centro si respira tutta la contemporaneità mescolata al suo passato di città portuale ricca di storia, quello che un tempo era il porto in centro è diventato un polo culturale denominato Harbourside, con il museo M Shed a illustrare il patrimonio sociale e industriale locale. All'interno dei magazzini portuali del XIX secolo sono allestiti ristoranti, negozi e istituzioni culturali, gallerie d'arte contemporanea, i giovani passeggiano tra vecchie rotaie, leggono un libro al canto dei gabbiani o seduti al tavolo di un caffè in un Cargo, con in lontananza la cattedrale e i tetti colorati. Una città che regala nell’attraversare le sue strade un’architettura georgiana, una tradizione portuale e soprattutto una graffiante street art che si scopre passo dopo passo, in pieno centro perdendosi tra strade e vicoletti, tra piccoli caffé, librerie e pub tradizionali.

Harbourside e Wapping Wharf, il porto di Bristol
Maestose con la folla che a bordo era pronta a partire, le navi dirette in Irlanda, America nel Nord e Canada. Questa era Bristol fino al 1800, snodo centrale nella triste tratta degli schiavi. Rivestì una certa importanza durante i viaggi esplorativi del XV e XVI secolo. Nella narrazione moderna che riguarda l’era delle grandi esplorazioni oceaniche si sente spesso parlare (per giusti e ovvi motivi) di Colombo, Magellano e Vespucci; ma coloro che oggi consideriamo “grandi esploratori” rappresentano solo una parte della storia. I grandi viaggi oceanici sono stati resi possibili non solo dalle figure di spicco che hanno dato nomi a regioni o interi continenti, ma anche da marinai comuni, armatori sconosciuti e persone che per sbarcare il lunario erano costrette a seguire gli spostamenti del pesce, spingendosi verso mari ignoti e terre mai toccate da piede europeo. Intorno al XIII secolo Bristol iniziò a diventare un porto marittimo di una certa rilevanza: il vino francese, le spezie orientali e la lana proveniente dall’Europa settentrionale rappresentavano le principali mercanzie che transitavano per il porto, ma all’inizio del XV secolo il merluzzo iniziò a diventare fonte di grossi guadagni. Il merluzzo pescato in Islanda dai marinai di Waterford e Cork, congelato in blocchi solidi (stoccafisso) facili da trasportare e da conservare, raggiungeva Bristol e veniva smistato in tutta Inghilterra scambiandolo con vestiti, alimenti non presenti in Irlanda e metalli. Tra il XIV e il XV secolo secolo, la città di Bristol era considerata la terza città più popolata d’Inghilterra, dopo Londra e York, con circa 15-20.000 abitanti quasi totalmente impegnati, direttamente o indirettamente, nel commercio via mare. Il commercio lungo le rotte atlantiche vedeva coinvolti almeno 250 mercanti di Bristol, che quotidianamente venivano a conoscenza di nuove rotte marittime, nuove opportunità da sfruttare e storie leggendarie che circolavano tra i marinai dell’epoca. William Canynge, il primo grande mercante di Bristol, fu per cinque volte sindaco della città e possedeva una flotta di 10 navi e 800 marinai totalmente impegnata nel commercio di vino e di merluzzo. Un altro colpo per l’economia di Bristol che spinse i commercianti della città a cercare nuove rotte marittime fu la cattura di Costantinopoli da parte dell’Impero ottomano nel 1453. Costantinopoli rappresentava il fulcro dei traffici di spezie tra Europa e Asia, ma l’arrivo dei Turchi vide l’applicazione di nuove e pesanti tasse sulle esportazioni verso Ovest. I marinai di Bristol ritenevano possibile circumnavigare l’Africa per raggiungere l’Asia, o che esistesse una rotta verso Ovest per raggiungere il Cipango (Giappone) e il Catai (Cina). Si tratta di idee del tutto analoghe a quelle che motivarono Cristoforo Colombo ad intraprendere l’attraversata dell’Atlantico: il celebre esploratore approdò nel 1476 proprio a Bristol, dove potrebbe aver assorbito i racconti dei marinai inglesi che avrebbero costituito le fondamenta del suo primo viaggio esplorativo. Spingendosi verso i mari sud-occidentali in cerca di pesce, di nuove rotte marittime e di località con cui intrattenere interessanti rapporti commerciali, i marinai di Bristol potrebbero aver raggiunto le Americhe qualche anno prima del primo viaggio di Colombo. Il primo inglese a condurre una spedizione in Nordamerica potrebbe essere stato William Weston, un mercante di Bristol che tra il 1499 e il 1500 posò piede sul suolo canadese. E’ possibile che Weston possa essere stato membro dell’equipaggio di Caboto nel 1497, anno in cui si svolse la prima spedizione europea nell’ America settentrionale (se escludiamo i viaggi norreni di 500 anni prima). William Wenton lavorò a bordo della Trinity, una delle navi di Bristol che partecipò alla spedizione verso Hy-Brasil nel 1480. La licenza per la missione esplorativa di Weston del 1499 sembra essere legata alla spedizione di Caboto, per cui è molto probabile che l’esploratore di Bristol fosse un compagno di viaggio, se non addirittura un amico, del viaggiatore veneziano. La data esatta del viaggio esplorativo di Weston non è nota, anche se l’ipotesi dominante è che sia iniziata un anno dopo dal ritorno di Caboto. La destinazione raggiunta dalla spedizione è sconosciuta, ma sappiamo per certo che nel 1500 Weston fu ricompensato dal re con una somma di 30 sterline “per le spese sostenute durante la ricerca di nuove terre”. Lo storico inglese Alwyn A. Ruddock ha sostenuto che Weston possa essersi spinto in profondità nell’Atlantico nord-occidentale, probabilmente raggiungendo la Baia di Hudson, località che riceverà il suo nome solo oltre un secolo dopo, nel 1610, quando Henry Hudson la raggiunse a bordo del veliero Discovery.

Oggi il porto di Bristol è un’area vivace e riqualificata, ricca di attività, il nuovo quartiere Wapping Wharf con i vecchi container navali di Cargo. C’è contemporanietà, gioventù, si respira freschezza, si sente il profumo del pesce fresco impanato e fritto, la storia è passata, lontana, ma non si dimentica, fa parte di quel presente, e al primo attimo di silenzio, senti tutte le vecchie voci di esploratori, viaggiatrici, gente comune che da li è passata, ha vissuto, ha sognato. Il museo M Shed: racconta la storia di Bristol attraverso una serie di installazioni interattive. All’interno si trovano anche un accogliente café – perfetto nelle giornate di pioggia – e l’opera di Bansky Grim Reaper, di cui ti parliamo più avanti. Verso Spike Island e Bristol Marina, si rimane colpiti dai colori vivaci delle case affacciate sul porto. Qui si trova anche la nave museo SS Great Britain, transatlantico a vapore varato nel 1843 che collegava Bristol a New York. A Bristol sono stati scoperti frammneti dei manoscritti della famosa leggenda di mago Merlino, tra i più antichi. I frammenti contengono un passaggio della sequenza di testi in francese antico conosciuta come il Ciclo della Vulgata o Ciclo Lancillotto-Grail, che risale agli inizi del XIII secolo. Parti di questo Ciclo potrebbero essere state usate da Sir Thomas Malory (1415-1471) come fonte per il suo Le Morte Darthur (stampato per la prima volta nel 1485 da William Caxton), che è a sua volta il principale testo di partenza per molte narrazioni moderne della leggenda arturiana in inglese. “La maggior parte dei manoscritti del testo noti per essere stati in Inghilterra nel Medioevo sono stati composti dopo il 1275, quindi questo è un esempio particolarmente precoce, sia dei manoscritti della Suite Vulgata in generale, ma soprattutto di quelli noti per aver trovato la loro strada in Inghilterra dalla Francia nel Medioevo”. Gli eventi iniziano con Artù, Merlino, Gawain e altri cavalieri assortiti, tra cui Re Ban e Re Bohors che si preparano alla battaglia a Trebes contro Re Claudas e i suoi seguaci. Merlino sta studiando il miglior piano d’attacco. Segue una lunga descrizione della battaglia. Ad un certo punto, le forze di Artù sembrano assediate ma un discorso di Merlino che li esorta ad evitare la codardia li porta a combattere di nuovo, e Merlino guida la carica usando lo speciale stendardo di drago di Sir Kay che Merlino aveva regalato ad Artù, che sputa fuoco vero. Alla fine, le forze di Artù sono trionfanti. Re Artù, Ban e Bohors, e gli altri cavalieri, sono alloggiati nel castello di Trebes. Quella notte Ban e sua moglie, la regina Elaine, concepiscono un bambino. Elaine fa poi uno strano sogno su un leone e un leopardo, quest’ultimo sembra prefigurare il figlio che Elaine deve ancora nascere. Anche Ban fa un sogno terrificante in cui sente una voce. Si sveglia e va in chiesa. Ci viene detto che durante il soggiorno di Artù nel regno di Benoic per il mese successivo, Ban e Bohors sono in grado di continuare a combattere e sconfiggere Claudas, ma dopo che Artù parte per occuparsi delle questioni nelle sue terre, Claudas è di nuovo trionfante. La narrazione si sposta poi alla parziale spiegazione di Merlino dei sogni di Ban ed Elaine. In seguito, Merlino incontra Viviane che desidera sapere come addormentare le persone (desidera farlo ai suoi genitori). Merlino rimane con Viviane per una settimana, apparentemente si innamora di lei, ma resiste a dormire con lei. Merlino torna poi a Benoic per ricongiungersi ad Artù e ai suoi compagni. Il professor Tether ha aggiunto: “Oltre alle eccitanti conclusioni, una cosa che l’intraprendere questo studio, l’edizione e la traduzione del Merlino di Bristol ha rivelato è il valore incommensurabile della collaborazione interdisciplinare e trans-istituzionale, che nel nostro caso ha forgiato un modello olistico e completo per studiare i frammenti di manoscritti medievali che speriamo possa informare e incoraggiare il lavoro futuro nel campo”. “Ci ha anche mostrato il grande potenziale delle collezioni locali di manoscritti e libri rari a Bristol, in particolare nella Biblioteca Centrale dove ci sono molti altri frammenti di manoscritti non identificati che aspettano di essere scoperti.

St Nicholas Market
Il St Nicholas Market è il più antico e amato mercato di Bristol. Sotto la volta del Glass Arcade lo street food regna sovrano, con cucina etnica da tutto il mondo. Dalle vetrate in alto la luce entra come una voce divina che rende il cibo qualcosa di mistico dove tutti s'incontrano senza barriere, solo scoperta.


La storica via Christmas Steps: scorcio unico della città. Ripidi gradini si inerpicano tra due strette ali di edifici, barber shop e atelier d’artisti, salendo fino alla cima della scalinata basta voltarsi e accorgersi di quanto questa piccola viuzza diventi uno scorcio incantevole dove la vita trascorre come il luccichio di una lampadina accesa di giorno in attesa di splendere come una lanterna di un veliero di notte...


atlante infinito
diario visivo del viaggio

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nondovrebbefiniremai • Le Panier di Marsiglia

2019
È Le Panier il cuore e l’anima di Marsiglia.
Racchiuso in un triangolo: Quai du Port (lato occidentale del vecchio porto), Esplanade de la Tourette (che congiunge la Chiesa di St Laurent con la Cattedrale della Maggiore) e, Rue de la République a Nord.
La poesia che sgorga tra i vicoli.


Maria

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